Osservo
le auto dall’alto
di
questa betulla frondosa
lontane
sul nastro d’asfalto
rincorrono
mete fumose
Ascolto
rumori vicini
formiche
che salgono lente
i
picchi che cercano larve
delle
foglie i ventosi fruscii
L’altrieri
un fucile ho scampato
quest’oggi
ho sfuggito un furetto
la
fuga da quando son nato
conosco
in ogni suo aspetto
Mi
dicon che pure gli umani
non
abbiano facile vita
fra
loro si fanno avversari
per
noia si arrecan ferite
Che pena, quei poveri umani!
Non
sete li muove alla guerra
non
fame fra loro li sbrani
bensì
l’odio cieco li afferra
Che
pena gli umani, che pena!
Si
uccidon fra loro per gioco
non
servon neppur come preda
a
estinguer della fame il fuoco
Potrebbero
viver tranquilli
di
tutto il creato padroni
e
invece fra scoppi e lapilli
si
scannano al suon dei cannoni
Fra
lor qualche voce si sente
che
dice di metter dei fiori
nei
loro cannoni solerte
prima
di farsi tutti fuori
L’umana
specie è preda di se stessa
niente
di diverso dalla Natura
solo
un po’ più di consapevolezza
del
sentirsi preda maggior paura
All’Uomo
che credeva di viver meglio
di
noi poveri merli che ogni giorno
rischiam
di esser mangiati per contorno
mi
sentirei di dare un consiglio
Vivi
la vita e lasciala vivere