venerdì 17 aprile 2009

"Siddharta"

Giorni fa ho riletto "Siddharta" di Hermann Hesse, che avevo gia' letto almeno una volta molti anni fa e di cui ricordavo pochissimo.
Come molti - penso - sanno, e' un testo particolare, un po' poesia, un po' racconto, un po' saggio. Il modo di scrivere di Hesse addolcisce anche le tematiche piu' dure, come la morte, la vita in poverta'. E sembra voler aprire la mente a un modo piu' sereno di affrontare i problemi della vita. Dopo aver passato anch'io alcuni eventi dolorosi - che sicuramente ancora non avevo affrontato all'epoca della precedente lettura ed ero quindi ignara in senso assoluto di quello che la vita puo' riservare... - leggo le vicende di Siddharta in una luce nuova e mi sembra di capire meglio quanto questo personaggio assomigli in questo senso a chi "ha vissuto".
Il fatto che Siddharta trovi consolazione e ispirazione da riflessioni indipendenti, tutto sommato, dalle religioni mi sembra a sua volta consolatorio e interessante. Anche se l'interpretazione di Siddharta si basa sulla metempsicosi e tradizioni simili, mi piace comunque la sua accettazione di tutto (bene e male, vita e morte, etc.) come espressione della Natura: questo ragionamento mi affascina ed era gia' "mio" prima di riscoprirlo in questo testo. Ovviamente bisogna prendere questo ragionamento con le pinze, perche' si rischierebbe di giustificare ogni attivita' dannosa dell'Uomo come espressione della sua natura...

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